Villalago, un borgo incantevole tra le Gole del Sagittario.
Al visitatore che viene da Sulmona attraverso le aspre gole del Sagittario, Villalago appare all’improvviso in alto, sulla sommità del Monte Argoneta.
Le case allineate su precipizi e dirupi sembrano sempre sul punto di scivolare. Giù in basso scorre tra folti pioppeti il fiume Sagittario e si formano i laghi dalle acque limpide e verdi, oasi di uccelli acquatici.
Dalla piazza principale il borgo si arrampica ad anfiteatro sul versante orientale del monte, in un’affascinante sequenza di gradinate, vicoli e piazzette. Caratteristica del luogo sono i suppuort, vale a dire gli archi che supportano sopra di loro un’abitazione costruita in pietra e travi di legno. Lungo le viuzze del centro storico si notano molti stemmi in pietra sui portoni delle case, che raffigurano animali, fiori, volti. Ma procediamo con ordine. Dalla piazza Celestino Lupi, salita la grande gradinata, si arriva al cuore del paese. S’incontra subito la chiesa parrocchiale in stile romanico abruzzese. Vi si conservano un dipinto in tela del 1521 raffigurante la Madonna del Rosario e l’altare di San Domenico, prezioso monumento del XII secolo scolpito in pietra.
Salendo ancora, si giunge alla Porticella, dove anticamente era posta una piccola porta che dava l’accesso all’abitato, e quindi al vecchio Municipio della seconda metà dell’Ottocento. Qui sorgeva la chiesa di San Giovanni Battista, la cui torre campanaria fu trasformata in torre civica e dotata di orologio nel 1887.
Da qui si arriva al palazzo della Cancelleria (XVI secolo), sede dell’antica Università e ora adibito ad abitazioni. Sono ancora visibili i resti di bifore e gli architravi in pietra.
Delle cinque chiese di Villalago, due si trovano nel borgo: la chiesetta di San Michele Arcangelo e quella della Madonna Addolorata. La prima, nella parte alta del paese, presenta sul portale una magnifica lunetta in pietra risalente all’XI o XII secolo, raffigurante Cristo con in mano il libro della vita, affiancato da due angeli genuflessi e coronato da visi di monaci incappucciati.
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La cappella della Madonna Addolorata risale invece al 1575 ed è incorporata al palazzo della famiglia Lupi. Nella sua torre campanaria è custodita la campanella di San Domenico, rinvenuta nel monastero di San Pietro, che reca al suo interno l’incisione Ave Maria Gratia Plena A.D. 600. Nella parte bassa del paese si trovano la chiesa della Madonna di Loreto documentata già agli inizi del secolo XIV nei registri delle decime valvensi. Sul portale c’è un bassorilievo che ricorda la lunetta della chiesetta di San Michele raffigurante un angelo. Al suo interno, il dipinto della Madonna del Rosario è datato 1561. Sotto l’altare che ospita nella nicchia più grande la statua di San Domenico, è conservata la trave del letto del santo nell’eremo di Prato Cardoso; in sagrestia, invece, un suo dente è custodito in un magnifico reliquario del XV secolo.
C’è poi la chiesetta delle Grazie presso i giardinetti pubblici, impreziosita da un portalino in pietra datato 1555. Per scovare il genio del luogo, l’idea e la pratica di vita da cui è nata Villalago, bisogna recarsi all’eremo di San Domenico, luogo di ritiro spirituale dove visse l’anacoreta intorno al 1010.
Qui San Domenico trovò la pace che cercava: l’eremo sorge come una gemma incastonata tra rocce e acque di uno splendido verde smeraldo. Il portale in pietra della chiesa riporta disegni bizantineggianti ma è la bifora che conduce lo sguardo sul lago dove albergano germani reali, oche, folaghe, a far pensare che Dio vi abbia trasferito il paradiso terrestre. Oggi questo luogo è riserva naturale insieme al lago Pio. circondato da montagne con boschi di cerri e faggi, ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo.
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