Nel primo post dopo l’impresa, Alex, citando un proverbio kazako, scriveva: “Un viaggio finisce solo quando qualcuno ti abbraccia”. Quel qualcuno, forse, è l’Abruzzo stesso e tutti coloro che si sono emozionati, compreso chi scrive, quando hanno saputo di questo risultato. Mare-Montagna-Mare, da Fossacesia Marina al Monte Amaro e ritorno di corsa, 120 km, 3000 metri di dislivello, in 13 ore e 55 minuti.
L’atleta Alex Tucci ha realizzato il suo sogno e si chiama “MareAmaro”. L’Abruzzo è forse una delle poche regioni in cui il connubio mare e montagna è così evidente. Questa impresa ha definitivamente dimostrato che è così. Ho rivolto alcune domande ad Alex per capire da dove è partita questa idea, come ha fatto per prepararsi e le reali motivazioni che lo hanno spinto oltre se stesso in questa impresa unica nel suo genere. Un’intervista che racconta la persona che c’è dentro l’atleta, le sue motivazioni, la sua passione per la corsa e l’amore per il suo Abruzzo.
Alex, qual è stata la motivazione principale che ti ha fatto venire in mente di fare questa impresa? È stata più una sfida sportiva, oppure hai voluto trovare un modo – molto originale – per promuovere l’Abruzzo?
Praticamente un po’ entrambe le cose, perché avevo in mente di fare questo tipo di impresa, di tentare una sorta di record facendo questa sfida con me stesso nella mia regione e, soprattutto, promuovere tutto il territorio Sangro-Aventino che è molto bello e ancora poco conosciuto.
Quanto è stata lunga la preparazione e come hai fatto per allenarti?
Tutto l’anno faccio allenamenti che mi preparano a gare di Ultra Trail. Per “MareAmaro” ho fatto un percorso che è iniziato a gennaio quando sono uscito da un lungo infortunio. Mi sono a mano a mano avvicinato alle lunghe distanze facendo alcune gare importanti che mi hanno fatto arrivare al 4 agosto come 80 km al Gargano Ultra Raid, l’Amalfi Positano Ultra Trail (50 km sulla Costiera Amalfitana) che è stata molto dura e molto tecnica. Infine, un mese prima del mio evento, la Lavaredo Ultra Trail che non è andata bene perché ho sofferto, ho avuto moltissimi problemi, ma l’ho comunque terminata. La Lavaredo Ultra Trail è una gara di 120 km che si fa a Cortina è una delle 7 gare più ambite al mondo.
A 15 giorni dal mio evento, ho fatto un doppio lungo. Un sabato ho provato il percorso alternativo dato che Gole di Fara San Martino sono state chiuse. La domenica ho fatto l’ecomaratona dei Marsi, la prima ecomaratona d’Italia, della distanza di 44 km.
Cosa hai pensato quando sei arrivato nel punto più alto del tuo itinerario prima di riscendere verso il mare? Ti sei goduto il momento, oppure eri concentrato sul terminare la sfida?
Quando sono arrivato in cima al Monte Amaro mi sono assolutamente goduto il momento per qualche minuto. Lo avevo davvero sognato tanto ed ero davvero felice anche del riscontro cronometrico perché da Fossacesia Marina fino al Monte Amaro ho impiegato 7 ore e 8 minuti. Questa cosa mi ha dato molta carica ed emozioni soprattutto perché in cima ho trovato tanti amici e tante persone pronte ad aspettarmi. Ma un attimo dopo ho cercato di concentrarmi di nuovo perché ero soltanto al giro di boa e mi avrebbe aspettato tutta la parte più dura, perché iniziavano ad arrivare la stanchezza e il caldo.
Hai pensato che non avresti potuto farcela e se sì cosa ti ha dato la forza di continuare? Un atleta dove trova la motivazione?
Quando si fanno queste distanze la testa è tutto. La testa è un 50-60% nel mondo delle Ultra Trail. il resto è fatto dall’alimentazione e dalla forma fisica. Arriva un punto in cui il corpo umano, chi più chi meno, ha un limite, superato questo limite subentra la testa e la testa va allenata assolutamente. Non ho mai pensato durante la mia prova che mi sarei fermato, non ho proprio mai contemplato questa cosa perché ci ho lavorato un anno, perché ero super motivato, sapevo che avrei avuto molte persone per strada e le motivazione in questo caso l’avevo da tutte queste persone che avevo ad attendermi. Ma solitamente la motivazione la trovi dal fatto che, se sei li a fare determinate cose, le fai perché le vuoi fare, non ti obbliga assolutamente nessuno. Sai che quando ci sono delle crisi fanno parte del gioco, sai che poi passano, sai che ne arriveranno altre e sai che tutto è normale.
Quindi fino a che punto la mente “traina” il corpo?
La mente è fondamentale. Alla Lavaredo Ultra Trail ho avuto una forte crisi al 50^ chilometro dove stavo benissimo. Ero convinto che passasse come la maggior parte delle volte, invece questa crisi non è passata. Se in quel momento avessi saputo questa cosa, avrei avuto un crollo e mi sarei ritirato. Ma con il pensiero e la speranza che questa crisi prima o poi sarebbe passata sono arrivato in fondo, ma mi sono trascinato per 70 km. Ecco, questo è un esempio di come la mente sia fondamentale.
È in preparazione un film documentario sulla tua impresa. Cosa speri possa contribuire a dare al cuore delle persone, quali motivazioni?
Si, il video è quasi completo e uscirà a breve su tutte le piattaforme social e spero vada in giro attraverso altri canali. Spero che se ne parli, che venga visto, perché ci tengo molto. Ho investito tanto in questo progetto, è la realizzazione di un sogno, ed è l’esempio di come non dobbiamo mai smettere di sognare perché ognuno di noi può realizzare i propri sogni. Inoltre, è sicuramente un bel documentario che racconta come un semplice ragazzo, un comune mortale, che non è né un campione né un atleta di spicco, ma semplicemente un atleta discreto che ama correre, possa coprire una distanza così impegnativa e dura dando un contributo al turismo locale. Spero che questo video possa girare molto per far vedere la bellezza dei nostri posti, dal mare, alla nostre colline, alla montagna e di come tutto questo possa essere visto e attraversato in un solo giorno.
Cos’è per te l’Abruzzo?
Bella domanda (sorride). L’Abruzzo per me e la certezza, un po’ come la famiglia, quel posto dove tu sai puoi andare via, ma sarà sempre pronto ad accoglierti perché è casa. L’Abruzzo, per me, equivale a questo, alla casa intendo, che è tutto un racconto, un insieme di emozioni, di esperienze del tutto personali che solo noi abruzzesi possiamo vivere, perché sono emozioni di attaccamento alla terra, alle tradizioni, al cibo, alle bellezze, ai panorami e a tutte le cose belle del nostro Abruzzo. In sintesi, l’Abruzzo è la certezza della mia vita, insieme alla mia famiglia.
A chi dedichi questa impresa?
Questa è una cosa a cui non avevo pensato. Diciamo che dedicarla a tutte le persone a me care, che hanno in qualche modo creduto in me, è un po’ una dedica scontata. La voglio dedicare, invece, a tutte le persone che non l’hanno capita (che fortunatamente sono poche), la voglio dedicare a loro, a tutte quelle persone che hanno avuto da ridire, senza capire l’importanza del messaggio che volevo trasmettere. La dedico a loro perché l’Abruzzo non è soltanto mio, l’Abruzzo è di tutti, incluso loro.
Intervista a cura di Roberto De Ficis
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