Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina, inaugurato nel 2001 nello storico Palazzo Brancaleoni (edificio di epoca rinascimentale situato nella piazza del Duomo), custodisce un patrimonio storico e artistico di inestimabile valore.
Tra le sue mura, infatti, si celano segreti e misteri che affascinano visitatori di ogni età. Le sale espongono reperti archeologici principalmente provenienti dagli scavi condotti, a partire dagli anni ’70 del Novecento, nei due siti maggiormente significativi dell’evoluzione storica del territorio comunale e più in generale della Sabina Tiberina: l’insediamento dei Sabini sulla riva sinistra della media valle del Tevere con la fondazione di Cures, capitale storica della Sabina e la città di Eretum.
Si tratta dunque di reperti, appartenenti a due insediamenti importanti più volte citati dagli scrittori romani per il ruolo che svolsero nella storia della fondazione di Roma e della civiltà romana, che raccontano di epoche passate, dei loro segreti e dei loro misteri: la peculiarità dei materiali del museo e il fatto che essi provengono da due scavi diversi per tipologia – uno di abitato (Cures) e l’altro di necropoli (Eretum) – ha consentito di ricostruire, nel raffronto tra “città dei vivi” e “città dei morti”, un ritratto della società sabina che, fino ai primi del ‘900, costituiva una sorta di “zona grigia” nel quadro delle culture dell’Italia antica.
Un’esperienza indimenticabile
Tra i reperti esposti ce ne sono alcuni di incredibile bellezza e fascino, tra cui il Cippo di Cures (frammento di epigrafe della fine del VI secolo a.C. rinvenuto casualmente nel greto del fiume Farfa, che rappresenta l’unico esempio di scrittura epigrafica ritrovato nella Sabina Tiberina) e la Tomba XI di Colle del Forno, meglio conosciuta come Tomba del Carro.
Quest’ultimo in realtà racchiude in sé una storia lunga e travagliata, dal saccheggio da parte dei clandestini, alla comparsa in esposizione alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e al successivo recupero da parte delle autorità italiane. Si tratta dunque di un museo che permette di fare un vero e proprio viaggio alla scoperta della civiltà dei Sabini, tra materiali preziosi e antiche leggende.
Un borgo che dona emozioni e avventure
Fara in Sabina, che ospita il Museo Civico Archeologico, è un borgo di origini medievali arroccato su Colle Buzio, situato tra i Monti Sabini e la Valle del Tevere, in provincia di Rieti. La sua area risultava abitata già in epoca preistorica, come testimoniano alcuni reperti archeologici ritrovati in zona. Un primo insediamento, risalente alla fine del VI secolo ad opera di un distaccamento militare longobardo, doveva essersi già stabilito nell’area dove poi sorgerà, nel X secolo, il castello medievale.
Fara in Sabina offre inoltre un gran numero di spunti per chi desidera conoscere la storia e la cultura del territorio, grazie ai sontuosi palazzi nobiliari (Palazzo Orsini, Palazzo Manfredi, Palazzo Martini), il Duomo (Chiesa di Sant’Antonino Martire) che sobrio, ma affascinante, rappresenta un luogo intriso di eleganza, storia e arte: sorge nel cuore del centro storico e si erge sui resti di una chiesa preesistente (oggi sotterranea) della prima metà del ‘300.
Nel cuore del borgo medievale si trovano anche il Monastero delle Clarisse Eremite (con il peculiare Museo del Silenzio) e la Chiesa di San Giacomo. Un altro luogo ricco di storia e fascino, immerso in una quiete atmosfera ai piedi del Monte Acuziano, è l’Abbazia Benedettina di Santa Maria di Farfa: patrimonio di spiritualità e arte, è stata dichiarata monumento nazionale nel 1928 per la bellezza architettonica e artistica del monastero e della basilica, testimonianza di una storia più che millenaria tra periodi di grande splendore e periodi di decadenza o addirittura di distruzioni e dispersioni, seguiti sempre da rinascite e ricostruzioni
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