Io a Buonanotte ci sono stata, ma non sono ancora sicura se per davvero o in uno dei racconti di un vecchio anziano. Esistono diverse leggende sul nome del Borgo, e quella a me cara racconta di una notte in cui, in seguito ad una guerra locale, gli abitanti dovettero cedere le loro donne, per quella sola notte, al nemico. A causa di ciò per i vinti fu una Malanotte, mentre per i vincitori una Buonanotte.
Ad oggi questo borgo è completamente abbandonato ma ancora aggrappato ad una roccia nel cuore dell’Abruzzo. Così in questo borgo la leggenda si carica dell’abbandono, ed entrare a Buonanotte è come varcare una sacra soglia e penetrare in una dimensione senza tempo.
I gradini nascosti, agli animi poco curiosi, sono ricoperti da una fitta vegetazione.
Aldilà del verde la mente non fa che vagare tra il mistero e la magia dell’antica leggenda, mentre si cammina tra case che sembrano non essere mai state abbandonate.
In mezzo ad una natura rigogliosa, nelle case in pietra bianca, ci sono ancora vestiti stesi, scrittoi, sedie, letti, camini e cucine, bottiglie e valigie … molte porte sono chiuse, altre sono aperte, altre rotte ma tutte gentili nel farti intravedere gli interni quasi intatti o addirittura visitare l’intera casa.
Nonostante, ci si trovi sicuramente da soli; la bellezza ed il silenzio di questo luogo spingono la visita nell’assoluta riverenza nei confronti della solitudine del Borgo.
Buonanotte, come un anziano solitario si aggrappa alla vita, si aggrappa alla roccia; racconta, a chi ha voglia di ascoltare, le leggende della sua esistenza, e mostra la bellezza delle sue rughe nelle quali sono ancora nascoste le scene della sua gioventù.
Non posso ancora assicurare se visitare questo borgo sia realtà o una bellissima storia di un anziano solitario.
Di Mariangela Varalli
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