Nel cuore dell’Abruzzo, tra le creste maestose del massiccio del Gran Sasso, si apre una vasta conca d’alta quota che incanta per la sua bellezza aspra e selvaggia: è Campo Imperatore, soprannominato da molti “il Piccolo Tibet”.
Un soprannome che affonda le sue radici negli anni Trenta del secolo scorso, quando Fosco Maraini, celebre antropologo, orientalista, alpinista e scrittore, rimase folgorato dall’atmosfera rarefatta e senza tempo di questo altopiano. In uno dei suoi racconti di viaggio, Maraini scrisse:
“Campo Imperatore potrebbe benissimo essere Tibet. Somiglia alla pianura di Phari-Dzong, sulla strada tra l’India e Lhasa…“
Queste parole hanno segnato l’immaginario di chi, da allora, esplora queste terre in cerca di silenzio, libertà e orizzonti infiniti.
Un paesaggio che parla all’anima
Campo Imperatore si estende per oltre 20 km a un’altitudine di circa 1800 metri, regalando viste mozzafiato, una luce limpida e mutevole, e un ecosistema unico. D’inverno ricorda le steppe innevate dell’Asia centrale, mentre in primavera – come in questo mese di aprile – si veste di colori delicati, tra erba rinascente, nevai persistenti e cieli tersi.
Il parallelismo con il Tibet non è solo estetico. Qui si respira lo stesso senso di isolamento contemplativo, una spiritualità che nasce spontanea dal contatto diretto con una natura pura e incontaminata.
Sulle orme di esploratori e poeti
Fosco Maraini, nato a Firenze nel 1912 e padre della scrittrice Dacia Maraini – anch’ella legata alle montagne abruzzesi – fu uno dei primi a cogliere l’anima “orientale” di questo luogo. Uomo di confine tra culture e continenti, Maraini trovò in Campo Imperatore un riflesso delle terre che amava studiare e raccontare: il Tibet, il Giappone, l’Himalaya.
E oggi, sulle sue orme, escursionisti e fotografi come Luca Pagano continuano a raccontare il fascino eterno di questo altopiano, percorrendo sentieri che sembrano sospesi fuori dal tempo.
Un viaggio vicino, ma fuori dal mondo
Raggiungere Campo Imperatore è facile, ma viverlo è un’esperienza che lascia il segno. Che si tratti di un trekking tra le creste del Corno Grande o di una semplice passeggiata al tramonto, qui ogni passo risuona forte, come un mantra.
Per chi cerca uno Tibet d’Italia, senza andare troppo lontano, il Gran Sasso è la risposta.
E come disse Maraini, forse con un sorriso:
“Qui, davvero, si può camminare a occhi chiusi e immaginare di essere tra le vette dell’Asia.“
Foto di Luca Pagano Trekking IG: @lucapagano.trekking tratte dal post di Abruzzo storie e passioni.
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