L’Eremo di San Michele Arcangelo sorge in un’atmosfera surreale, aggrappato alle falde del monte Altino, un imponente membro della catena montuosa degli Aurunci. La sua posizione elevata a 1220 metri sopra il livello del mare, a Maranola, una frazione di Formia, è come un segreto custodito dall’orizzonte. Il santuario sembra emergere direttamente dalla roccia, su un crinale vertiginoso, sull’itinerario che dalla Sella Sola conduce al picco del Redentore.
La storia dell’Eremo di San Michele Arcangelo
L’origine del santuario risale all’830, tempi lontani documentati persino nel Codex Diplomaticus Cajetanus. Tuttavia, il volto visibile dell’eremo è quello del tardo XIX secolo, un’opera di stile neogotico che si staglia come un sogno contro l’orizzonte. Fu il 1893, quando l’arcivescovo Francesco Niola, in una visita pastorale sul monte Altino, intravide il potenziale di questo affioramento roccioso e ne fece una sfida. La facciata gotica si staglia imponente, un rinnovamento che fu anche una necessità per evitare i danni provocati da eventi naturali che avevano colpito l’edificio precedente.
L’architetto Silvio Forte di Trivio fu il maestro dietro questa rinascita. L’arte e la natura si fusero, e dalla pietra grezza sorse una chiesa lunga dodici metri, spaziosa dieci e alta sette, una tela incastonata nella roccia. Uno sguardo all’interno rileva una statua di San Michele, una figura che sembra essere in comunione con il contesto circostante.
Il racconto dal Popolo
La leggenda di come l’eremo trovasse la sua dimora è incisa nel folklore locale. Si dice che la statua stessa di San Michele indicasse il luogo in cui desiderava dimorare. Dopo un breve soggiorno in una grotta lungo le coste di Gianola, sconvolta dal linguaggio poco sacro dei marinai del tempo, la statua migrò verso monte Sant’Angelo, nei confini di Spigno Saturnia. Anche qui, rivolta verso il mare, la statua scrutava i marinai, finché decise di abbracciare Monte Altino, un rifugio nell’occidente della roccia.
Le genti di Spigno tentarono più volte di far tornare la statua nelle loro terre, ma in modo miracoloso, questa ritornava in quella stessa postazione, una scelta del divino in un contesto terreno. Così, sorse la cappella, una testimonianza di devozione a San Michele Arcangelo, il custode delle montagne e dei mari. Foto tratta dal video di Josef Diecimila.
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