Un sabato tanto importante quanto speciale per il territorio e per la comunità: ieri pomeriggio, tra entusiasmo e grandi emozioni, è stata infatti inaugurata la sala dedicata al prezioso corredo funerario della Tomba XI della Necropoli di Colle del Forno, insieme al celebre Carro del Principe di Eretum.
Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina, dopo anni di lavoro sinergico e scrupolosa attenzione, ha finalmente accolto il reperto che non solo rappresenta un patrimonio inestimabile per la Sabina, ma simboleggia anche il frutto di un recupero (seguito da un’operazione di cura e restauro) reso possibili dal lavoro sinergico del Comune di Fara in Sabina e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti.
Presenti all’evento, circondati da numerosi cittadini, studiosi e professionisti del settore, vi erano – tra le diverse rappresentante di istituzioni civili, religiose e delle forze armate – il Soprintendente architetto Lisa Lambusier, il funzionario architetto Anna Paola Briganti, il funzionario archeologico Francesca Licordari, il dottor Alessandro Betori, l’architetto Maurizio Nasti (per la progettazione architettonica e la direzione dei lavori) e la direttrice del Museo di Fara in Sabina Alessandra Petra. Ad aprire l’inaugurazione, durante la presentazione organizzata nella suggestiva Chiesa di Sant’Antonino Martire (nel cuore del centro storico) e condotta dal giornalista di Canale 5 Paolo Di Lorenzo, sono stati i saluti e i ringraziamenti del Sindaco Roberta Cuneo: “Dopo un addio ai lavori svolti finora, ora è il momento di dare voce alla storia del Carro e del nostro territorio.
L’inaugurazione è infatti il successo di un lavoro che va avanti da anni, che ha interessato e coinvolto numerosi attori, reso possibile grazie alla passione e all’attenzione di tutti coloro che vi si sono dedicati. Ma soprattutto – continua il Sindaco – oggi è un grande risultato per i cittadini di Fara in Sabina e per tutto il territorio della Sabina reatina e romana, che si vedono restituiti un importante pezzo della loro storia: il carro del principe di Eretum e tutti i reperti del corredo funerario fanno parte del patrimonio culturale della vecchia civiltà dei Sabini, e oggi della nostra città, e rappresenta l’immagine concreta del popolo che lo ha prodotto”.
L’evento è poi proseguito con il taglio del nastro e l’apertura della nuova sala: a fare da sfondo a un momento tanto atteso quanto importante c’era una piazza gremita di persone, cariche di curiosità e stupore, e la bellezza del borgo antico colorato dalle prime luci del tramonto.
Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina
Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina è uno dei punti di riferimento per la conoscenza della civiltà dei Sabini, in quanto conserva i materiali provenienti dai due centri più importanti della Sabina Tiberina: Cures ed Eretum. Allestito a partire dal 2001 all’interno del rinascimentale Palazzo Brancaleoni (sito in piazza del Duomo) ha visto – nel corso degli anni – le sue collezioni ampliarsi, grazie agli scavi effettuati con regolarità proprio a Cures ed Eretum. Il cospicuo aumento del numero dei materiali ha reso necessario nel corso del tempo l’allestimento di nuove sale: la sala della Scrittura, interamente dedicata al cippo inscritto ritrovato nel greto del Fiume Farfa, e la sala dedicata alla Tomba XXXVI di Colle del Forno.
Della fase rinascimentale, l’edificio conserva intatta la facciata della prima metà del ‘400, mentre gli interni sono stati pesantemente ristrutturati dai successivi proprietari: al tardo barocco possono essere ascritti gli affreschi di una delle sale, dipinti con motivi a grottesche come si usava nei piani nobili delle case di fine ‘700.
Il ritorno del Carro di Eretum: una delle storie più travagliate e avventurose della storia dell’archeologia
In questo periodo all’interno del museo si sono conclusi i lavori per l’allestimento in via definitiva di un’altra sala, dedicata ad una tomba i cui corredi sono stati protagonisti di vicende tra le più travagliate e a tratti rocambolesche della storia dell’archeologia: la Tomba XI di Colle del Forno, meglio conosciuta come Tomba del Carro.
L’antica città sabina di Eretum è nota unicamente per la necropoli di Colle del Forno, individuata presso una collina in località Casacotta nel territorio di Montelibretti (RM), in una zona destinata per lungo tempo all’allevamento dei cavalli del Regio Esercito e poi, dai primi anni Settanta, ad area di ricerche del CNR. Fu proprio durante l’impianto dei laboratori dell’Area della Ricerca che la Tomba XI fu trovata e scavata dai clandestini e prese la via del commercio antiquario.
A seguito del saccheggio della Tomba XI si iniziarono scavi regolari durante tutti gli anni Settanta, che permisero di attribuire la pertinenza del sito ad Eretum, ripresi successivamente negli anni Duemila, completando il quadro storico e archeologico della necropoli. La storia dunque è lunga e alquanto travagliata ma finalmente – dopo il saccheggio da parte dei clandestini, la comparsa in esposizione alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e al successivo recupero da parte delle autorità italiane –, il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina le sue porte: da marzo dello scorso anno sono infatti iniziati i lavori all’interno del museo per accogliere in via definitiva i preziosi materiali della Tomba XI.
Una volta riconosciuti come pertinenti alla civiltà dei Sabini è stato possibile il loro ritorno in Sabina: prima nell’ambito della mostra che ha avuto luogo a Rieti (dall’8 maggio al 10 ottobre del 2021) presso Palazzo Dosi-Delfini e ora nel contesto del museo dove da tempo sono esposti i corredi delle altre tombe della necropoli di Eretum. Grazie alla sinergia tra l’Amministrazione Comunale di Fara in Sabina, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti, e grazie l’apporto tecnico-scientifico di professionisti vari, ieri pomeriggio è stata inaugurata la sala che permetterà a tutti, e in via definitiva, di meravigliarsi alla vista degli stupendi corredi della Tomba XI.
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