Il Trabocco Turchino, situato a San Vito Chietino sulla Costa dei Trabocchi in Abruzzo, è una delle più affascinanti testimonianze di un’antica tradizione di pesca. Questa struttura, costruita nella seconda metà dell’Ottocento, è stata resa celebre da Gabriele d’Annunzio nel suo romanzo Il Trionfo della Morte, dove viene descritta come una “strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale” che si protende verso il mare da un promontorio roccioso.
I trabocchi sono palafitte in legno dotate di lunghi bracci (le “antenne”) che sostengono grandi reti da pesca. La loro progettazione ingegnosa permetteva ai pescatori di catturare pesci senza doversi avventurare in mare aperto, spesso pericoloso a causa delle condizioni meteorologiche avverse. Il Trabocco Turchino, in particolare, rappresenta un simbolo identitario del paesaggio abruzzese e un esempio del genius loci, ovvero la capacità di adattare materiali e tecniche locali alle specifiche condizioni ambientali.
Oltre al suo valore storico e culturale, il Trabocco Turchino è stato protagonista di vicende legate alla sua conservazione. Dopo un crollo nel 2014, è stato ricostruito fedelmente per preservarne l’integrità e continuare a raccontare la sua storia. Dal 1981 è proprietà del Comune di San Vito Chietino ed è oggi visitabile attraverso tour guidati che offrono ai visitatori l’opportunità di immergersi nella sua magia sospesi tra cielo e mare.
La descrizione dannunziana del trabocco come “ragno colossale” non solo ne sottolinea l’aspetto peculiare e quasi surreale, ma lo consacra come un elemento poetico e simbolico della costa abruzzese. Questo luogo continua a ispirare visitatori e studiosi, mantenendo viva la memoria di un passato che coniuga ingegno umano e bellezza naturale. Foto di Giuseppe Russo.
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