È il segno distintivo più bello, la traccia ancora visibile, l’elemento segnico carico di fascino dell’epopea pastorale che il borgo per secoli ha vissuto.
Quell’universo fatto di spostamenti di greggi e di pastori “un insieme transumante” dai pascoli montani alle pianure del Tavoliere,
in cui ” l’uomo ” era lontano dal paese per diversi mesi, ha affidato alla donna un ruolo primario per la stabilità, il controllo e il prestigio del gruppo familiare.
Il costume femminile, nella sontuosità di quello festivo, ma anche nella tenuta più semplice dell’abito quotidiano, è elemento distintivo della identità della donna scannese, che trae origine quindi da quella cultura pastorale.
La donna è la custode della casa, tutrice della famiglia, rappresenta la presenza forte, inamovibile.
Consapevole dell’importanza del ruolo, la donna accresce nel tempo la sua autorevolezza nella società; diventa il punto di riferimento, la regola, l’elemento cardine su cui si basa la continuità. E’ colei che ha il compito di amministrare le risorse della famiglia e rappresentarne prestigio e dignità nella società.
Le origini
Alcuni studiosi di storia locale hanno ipotizzata l’origine orientale del costume, avvalorata – questa tesi – da alcune abitudini delle donne di Scanno. Il Notarmuzi, invece, ne ha sostenuto la provenienza longobarda.
I popoli del resto che nel corso dei secoli hanno invaso la regione lasciando segni della loro presenza anche negli usi e nei costumi locali sono stati tanti, rimane difficile quindi stabilire con certezza un’origine.
Alcuni corredi dotali dei secoli XVI e XVIII, nonché un importante piatto di ceramica antica, che raffigura un uomo e una donna in costume, prodotto della Real Fabbrica di Capodimonte nel secolo XVIII, forniscono informazioni sull’abbigliamento delle donne. Indubbiamente, diverse sono le modificazioni che, nel corso degli anni, il tradizionale costume femminile scannese ha subito, sino ad assumere, nella forma e nei colori, la foggia attuale più sobria ma comunque singolare rispetto ad altri costumi abruzzesi.
Una evoluzione che si ferma agli inizi degli anni Cinquanta e che tuttavia non ha sminuito, nel tempo, la fastosità e la carica emblematica del costume femminile, soprattutto nella versione festiva.
Ecco la descrizione dell’attuale costume femminile che ne fa il Notarmuzi ne: “il costume tipico femminile”
L’attuale costume prevede un solo tipo di gonna, di panno verde scuro tessuto e tinto in paese il cui colore ed il tipo di stoffa adoperati stavano ad indicare il ceto e la condizione sociale di chi lo indossava. In origine la gonna era ricca e voluminosa, di panno pesantemente lavorato in pieghe strettissime che cadono perpendicolarmente al corpo allungandosi fino alle caviglie. E’ confezionata con diciotto metri di stoffa, pesa quindici chili ed è impreziosita all’interno del bordo inferiore da una striscia di pannolana rosso, ‘la pedèra’, che la protegge dalla polvere e dal fango. ‘Ju cummudene’ (il corpetto) si differenzia da quelli dei paesi limitrofi, oltre che per il tessuto, anche per la ricchezza delle maniche che sono molto larghe e che si restringono in minutissime pieghe ai polsi e all’attaccatura delle spalle. Si allaccia sul davanti con un’ unica fila di bottoni che termina in una bottoniera, ‘la buttunera’ a triangolo rovesciato. Infine vi era ‘Ju cappellitte’, un piccolo cappello. Con l’adozione del ‘cappellitte’ e della ‘ngappatura’ (cappellino dei giorni feriali che è formato da un fasciatore di lana nera non pesante e da una tocca di seta bianca), cadde in disuso la ‘rezzola’, a rete in maglie di seta, intessuta anch’essa di fili d’oro e d’argento che raccoglieva, proteggendoli dal vento, i capelli delle donne di Scanno. Nacquero, allora, i ‘lacci’: variopinti e preziosi cordoncini di seta che, avvolti a spirale nei capelli legati a trecce, coronano il viso in un alone di colori, sorreggendo elegantemente il leggiadro ‘cappellitte‘. I ‘lacci’ acquisiranno poi un loro linguaggio e saranno rossi nella festa del Protettore S. Eustachio, azzurri nella festa della Madonna delle Grazie, marroni in quella del Carmine, neri per il lutto stretto e bianco immacolato per la sposina che aprirà il ‘catenaccio’.
L’abito femminile di Scanno è il costume più rappresentativo della regione, uno dei più originali, dei più belli, carico ancora di mistero; conferisce alla donna che lo indossa un portamento solenne, quasi regale. Attualmente sono le anziane donne del paese che continuano a portarlo giornalmente.
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