Sono passati quasi dieci anni da quando, nell’agosto del 2015, la rivista scientifica più prestigiosa al mondo, Nature, dedicò uno spazio alla Valle dell’Orfento, nel cuore del Parco Nazionale della Maiella, nel comune di Caramanico Terme (Abruzzo). Un tributo inaspettato, che ha saputo illuminare con parole poetiche e rigore scientifico un luogo spesso sottovalutato anche dagli stessi italiani. Oggi, a distanza di quasi un decennio, quelle parole risuonano più forti che mai.
Era il blog letterario della rivista a firmare il riconoscimento: una recensione di cinque testi scientifici sulla vita delle farfalle, che si apriva proprio con il ricordo vivido e commosso di una passeggiata nella Valle dell’Orfento. Il redattore raccontava:
“In luglio sulle rive del fiume Orfento in Abruzzo, Italia centrale, mi sono ritrovato a passeggiare attraverso un flusso parallelo – un’iridescente corrente di farfalle che piroettavano sopra un mare di fiori. È difficile dire cosa fosse più abbagliante, lo scintillio dell’acqua o quello di migliaia di ali…”
Un’immagine potentissima, che evocava non solo la straordinaria bellezza del paesaggio, ma anche un monito: un terzo delle popolazioni europee di farfalle è in declino. La Valle dell’Orfento, dunque, diventava esempio raro e prezioso di ciò che si rischia di perdere per sempre.
Una visione lungimirante
Simone Angelucci, sindaco di Caramanico Terme, all’epoca commentava con orgoglio:
“Caramanico ha sempre creduto nell’importanza della conservazione. Le scelte lungimiranti, per quanto a volte non prive di difficoltà e rinunce, oggi ricompensano la comunità che rappresento, che resta al centro dell’attenzione internazionale come primato di bellezza e natura.”
La Riserva dell’Orfento, istituita nel 1971, è stata tra le prime riserve naturali d’Italia. È oggi un cuore pulsante di biodiversità nel Parco della Majella, dove l’incontro tra flora, fauna e geografia crea un ecosistema raro, resiliente, fragile e magnifico.
Scienza e coscienza
Il valore della valle è confermato anche dalle parole di Augusto De Sanctis, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese, che ricordava come, nel settembre dello stesso anno, Caramanico avesse accolto oltre 200 ornitologi per il Convegno Italiano di Ornitologia.
“A volte dimentichiamo il valore del patrimonio che non è nostro ma di tutta l’umanità. Questo articolo dovrebbe renderci orgogliosi, ma anche far riflettere sul destino che siamo chiamati a dare al nostro territorio.”
Un monito ancora attuale. De Sanctis parlava di “provincialismo” e di progetti – cave, strade, impianti – che minacciano proprio quei luoghi che il mondo ci invidia. Troppe volte, ricordava, gli studi d’impatto ambientale sono pieni di errori, eppure tollerati. È qui che il valore della scienza deve incontrare la responsabilità politica e amministrativa.
Dieci anni dopo: una chiamata all’azione
Oggi, dieci anni dopo quell’articolo di Nature, la Valle dell’Orfento non è solo un simbolo di bellezza: è un testimone della memoria collettiva e una bandiera per il futuro. È la dimostrazione che la conservazione è una scelta vincente, anche quando è difficile. È il segno che l’Italia ha ancora luoghi selvaggi e meravigliosi da offrire al mondo – se avrà il coraggio di proteggerli.
Celebrare quel momento, oggi, non è solo ricordare un riconoscimento prestigioso, ma rinnovare l’impegno verso una tutela autentica e continua. Perché la danza delle farfalle sopra il fiume Orfento non diventi solo un ricordo letterario, ma resti un’esperienza viva, emozionante e condivisibile per le generazioni future. Qui puoi leggere l’articolo originale apparso sulla rivista Nature.
Discussion about this post