“È un cibo antico quello che presentiamo del tempo in cui, dopo la lunga stagione, i parchi resti della madia finivano per sposarsi in un tripudio di odori, sapori e colori con le primizie della primavera entrante.
E le virtù della provincia povera e contadina sapevano trovare, attraverso le sapienti mani delle donne, la verve e la fantasia per approntare un cibo finalmente ricco e delicato. Il maggio trionfante di verde e di speranze conferiva poi a quel cibo i caratteri di un rito antico capace di rinsaldare – ma anche rompere! – attraverso lo scambio reciproco, quei vincoli di amicizia, di comparatico, di parentado che tanto significato hanno avuto nella storia della società e della cultura nostra”. (Dalla presentazione al volume)
Lo scritto è qui proposto in riedizione (la terza) leggermente aggiornata, in collaborazione con Slow Food, Pretuziana Teramo e ARSSA.
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