Graziosamente disabitato, Nicastrello o Casaliadju, nel comune di Capistrano, piccolo conglomerato urbano rurale, completamente disabitato, un altro di quei centri delle aree interne di Calabria che l’emigrazione del dopoguerra dai primi anni 50 fino ai primi dei 60, ha svuotato.
Gruppo di abitazioni in pietra, alcune si conservano discretamente, qualcuna ha subito qualche timida azione di ristrutturazione altre invece che sono diventati ormai ruderi, di certo non anonimi ma di sicuro pregni d’identità, quell’identità proveniente dalle aree interne del vibonese, lustrate di civiltà contadina.
Abitazioni che sembrano essere “devote”, collocate ai piedi della chiesa di Sant’Elena che si trova nella zona alta del piccolo borgo. Nicastrello o Casaliadiu come lo definiscono i capistranesi, si ripopola e rivive ancora, attraverso le ricorrenze religiose di San Filippo e di Sant’Elena.
chiesa di Sant’Elena (giustamente) chiusa, che contiene sculture lignee di contaminante scuola serrese, dominano quella di Sant’Elena o nella dialettale Santa Lena (venerata il 18 agosto) e quella di San Filippo Neri che fu introdotta intorno al 1600.
Un luogo silenzioso che “frastuona” di pace, luogo incantato che viene “violentato” dal continuo scorrere di un ruscello che dolcemente smussa il suo duro letto roccioso.
Addentrandoci nel cuore del borgo, rimangono tangibili le abitazioni aperte, con visibili stoviglie abbandonate, con immancabili sedie in paglia intrecciate e le testimonianze dei contenitori alimentari che segnano l’inesorabile scorrere del tempo, che fu stoppato quando nei primi anni ’60, fu spopolato anche dall’ultimo residente che lasciò Nicastrello, per problemi di salute.
In questa domenica autunnale, con temperature che segnano l’avvicinarsi dell’inverno, non incontriamo neanche i Re dei Borghi fantasma, i soliti gatti che immancabilmente ravvivano deserte viuzze. Un centro che torna a rivivere, anche grazie mediante dei progetti del FESR 2007/2013 che hanno risvegliato l’istituzione di itinerari enogastronomici e religiosi che almeno nelle date della venerazione di due santi, hanno regalato quel valore aggiunto che alla fine della festa, una volta passato il santo, si è potuto dire in maniera orgogliosa e felice che “NICASTRELLO VIVE ANCORA”.
Importante far rivivere questo grazioso borgo con questi eventi religiosi, anche perché in quelle giornate di festa, questo borgo è stato luogo di coesione sociale e territoriale, fra i comuni di Capistrano, S. Nicola da Crissa, Monterosso e i tanti emigranti che immancabilmente ritornano da lontani stati oltralpe e oltre oceani, facendo risvegliare il cuore del loro borgo preferito, unendolo al tavolo della più forte ricchezza dell’uomo, quella che unisce le proprie origini e radici dell’albero della Vita.
Contributo del gentile Gianpiero Taverniti nella visita in data 03 dicembre 2023.
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