Ricordo quella volta in cui arrivai col mio ragazzo in spiaggia che era già tardo pomeriggio.
I bagnanti già cominciavano a lasciare la spiaggia, come in un lento esodo, con ombrelloni sottobraccio, borse a tracolla e quell’aria rilassata che solo Punta Penna sa dare.
A giugno, però, le giornate sono ancora molto lunghe, per questo, piazzammo il nostro asciugamano vicino la riva e ci sedemmo.
Lui aprì e iniziò a leggere un libro di Garcia Marquez, credo fosse Nessuno scrive al Colonnello, Io preferii ascoltare il suono del mare.
Lo sentii respirare più profondamente, sentivo in lui qualcosa di non così naturale. Poi, lo sentii chiudere il libro. Lo poggiò sull’asciugamano come se, da li a poco, mi avesse chiesto qualcosa. Mi passò una mano tra i capelli e mi accarezzò la testa.
E l’istante dopo, mi disse: “Gianna“.
E io, dimmi Andrea.
E lui, con qualche secondo di silenzio, come a dare alle onde la possibilità di un preludio a quello che stava per dire.
E disse: “Ci sposiamo?”
[continua al prossimo racconto]
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