Le festività di Pasqua si avvicinano sempre di più e, complice l’arrivo della primavera, il desiderio di una pausa cresce esponenzialmente ogni giorno che passa. Il borgo antico di Fara in Sabina, con il suo variegato patrimonio offre la possibilità di vivere queste giornate di feste all’insegna della cultura, dell’arte e dei sapori.
A Fara in Sabina, un suggestivo borgo di origini medievali – situato tra i Monti Sabini e la Valle del Tevere, in provincia di Rieti –, si possono infatti scorgere bellezze tanto naturali quanto culturali. La sua area risultava abitata già in epoca preistorica, come testimoniano alcuni reperti archeologici ritrovati in zona.
Tra le sale del quattrocentesco Palazzo Brancaleoni, sito nella piazza del Duomo del borgo della città e sede attuale del Museo Civico Archeologico, sono ad esempio racchiusi reperti e testimonianze degli insediamenti sabini dalla preistoria all’epoca romana. Fara in Sabina offre inoltre un gran numero di spunti per chi desidera conoscere la storia e la cultura del territorio, grazie ai sontuosi palazzi nobiliari (Palazzo Orsini, Palazzo Manfredi, Palazzo Martini), il Duomo (Chiesa di Sant’Antonino Martire) che sobrio, ma affascinante, rappresenta un luogo intriso di eleganza, storia e arte: sorge nel cuore del centro storico, in piazza del Duomo, e si erge sui resti di una chiesa preesistente (oggi sotterranea) della prima metà del ‘300.
Nasce tecnicamente come “Collegiata” tra il 1501 e il 1506, ossia come sede di residenza di un “collegio” di canonici. La facciata dell’edificio è di stile romanico, mentre l’interno è una mescolanza di stili – che vanno dal barocco al neoclassico – e presenta una pianta a tre navate. Inoltre, vi sono conservate pregevoli opere, tra cui un crocifisso di inizio ‘600 polimaterico in cuoio, paglia e altre fibre vegetali: la tradizione però narra che la sua pregiata e dettagliata fattura sia data da un rivestimento in pelle umana.
Nel cuore del borgo medievale si trovano anche il Monastero delle Clarisse Eremite (con il Museo del Silenzio) e la Chiesa di San Giacomo. Un altro luogo ricco di storia e fascino, immerso in una quiete atmosfera ai piedi del Monte Acuziano, è l’Abbazia Benedettina di Santa Maria di Farfa: patrimonio di spiritualità e arte, è stata dichiarata monumento nazionale nel 1928, per la bellezza architettonica e artistica del monastero e della basilica, testimonianza di una storia più che millenaria tra periodi di grande splendore e periodi di decadenza o addirittura di distruzioni e dispersioni, seguiti sempre da rinascite e ricostruzioni.
Tante sono state le visite di re, imperatori e papi, fino a quella di Giovanni Paolo II il 19 marzo 1993. Ma il borgo di Fara, arroccato su Colle Buzio, è una meta prediletta anche per gli amanti della natura: in questo pittoresco paesaggio si diramano infatti alcuni itinerari da percorrere a piedi o in mountain bike.
Questi percorsi, tutti da scoprire, si snodano lungo vecchie mulattiere e crinali immersi in uno scenario ricco di costruzioni antiche ed edifici storici tra oliveti (proprio l’olio della Sabina ha ottenuto ormai da anni il marchio DOP per la sua originale qualità), panorami di particolare bellezza e una natura selvaggia alle porte della città di Roma. La Sabina vanta dunque un patrimonio unico caratterizzato da storia, arte, natura ed enogastronomia: non resta che scoprirlo.
Informazioni utili
Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina, in piazza del Duomo, sabato 16 Marzo ha aperto le sue porte al corredo funerario della Tomba XI della Necropoli di Colle del Forno e al suo reperto più celebre: il Carro del Principe di Eretum (nel territorio Montelibretti). Dopo un anno di lavori di ristrutturazione e di allestimento degli spazi museali di Palazzo Brancaleoni, sono state inaugurate le nuove sale dedicate all’esposizione dei preziosi materiali del VII sec. a.C., che qui trovano finalmente una permanente collocazione.
Il recupero, il restauro, la fruizione e valorizzazione del prezioso ritrovamento sono stati resi possibili dal lavoro sinergico del Comune di Fara in Sabina e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti. Lo sforzo per consegnare alla comunità questo antico tesoro è intimamente legato alle vicende del suo “ritorno” in patria, che rendono ancora più significativa l’appartenenza di questi preziosi beni al suo territorio.
Si era infatti persa traccia di gran parte del corredo del Carro di Eretum, saccheggiato e illecitamente esportato, fino a quando le autorità italiane hanno identificato tale patrimonio all’interno delle collezioni della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e, dopo anni di trattative, grazie all’intervento del Comando TPC dei Carabinieri, hanno ottenuto indietro quanto ognuno di noi potrà ammirare.
A partire da domenica 17 marzo tutti hanno infatti la possibilità di conoscere da vicino i reperti della nuova sala museale. Le visite guidate sono previste dal giovedì alla domenica ai seguenti orari: 10:00, 11:30, 14:00, 15:30 e 17:00. Invece, dal lunedì al mercoledì, si potranno eseguire su prenotazione.
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